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Molti sono gli aspetti che “crescono” e si sviluppano nel bambino man mano che trascorrono le settimane e i mesi: peso e statura, ma anche i denti, le gambe, le ossa. Il corpo segnala in modo visibile questi progressi che si rispecchiano anche nello sviluppo delle capacità cognitive.

Controllare la crescita del peso e dell’altezza, o se parla o cammina al momento giusto, è un’attività condivisa con i bambini di parenti e amici, e questo crea quasi sempre ansia. Confronti e comparazioni sono però fuorvianti, poiché ogni bambino è unico per patrimonio genetico, contesto familiare in cui vive e stimoli a “crescere” a cui è esposto. Inoltre,
lo sviluppo di un bambino non è mai lineare e costante, ma alterna periodi di accelerazione e periodi di rallentamento che, se non eccessivamente protratti, sono di solito l’espressione del “consolidamento” e della “verifica” delle competenze e dei traguardi raggiunti.

L’importanza dei bilanci di salute. Peso e altezza sono i dati che i genitori utilizzano di più per verificare la
crescita dei piccoli, magari seguendo l’altezza sullo stipite della porta o sul muro. Il loro controllo troppo frequente ed esasperato può però, se i valori stentano ad aumentare, generare ansia quasi sempre ingiustificata.

La circonferenza cranica, se non in casi particolari, è una misura che raramente interessa ai genitori e che invece il pediatra rileva sempre entro il primo anno di vita. Lo sviluppo del bambino è un processo continuo che deve essere
seguito, anche se risulta soddisfacente nel controllo precedente.

Per questo bisogna osservare l’andamento della crescita del proprio figlio anche a casa e portarlo puntualmente ai controlli successivi, esponendo al pediatra eventuali dubbi e perplessità.

Di solito i genitori sono assidui nel seguire peso e altezza del bambino piccolo, ma “dimenticano” di valutarli quando è più grande, talvolta saltando anche il controllo annuale. Perdono di vista il fatto che i bilanci di salute, che si effettuano presso il pediatra di famiglia, non servono solo a monitorare peso e altezza, ma numerosi altri elementi che permettono una valutazione globale della crescita, anche rispetto allo sviluppo delle capacità relazionali del bambino. I bilanci inoltre sono programmati in modo da intercettare l’eventuale insorgenza di patologie nelle età in cui queste si manifestano e da suggerire comportamenti adeguati, alle età giuste, in tema di alimentazione, educazione e prevenzione.

Tra un bilancio di salute e l’altro non dimenticate di scrivere su un foglio, da tenere sempre a portata di mano, i dubbi e le preoccupazioni che vi colgono, in modo da poterli esporre al pediatra al controllo successivo, anche a costo di andare da lui ogni volta con i vostri appunti. Il pediatra vi saprà comprendere e voi sarete tranquilli di non aver dimenticato nulla e di aver discusso con lui ogni dubbio, ricevendo rassicurazioni e suggerimenti.

La curva di crescita. Il valore normale di statura e peso non è mai un numero preciso, ma va identificato all’interno di una fascia di valori intermedi, tra un massimo e un minimo, che nelle curve di crescita si individua tra il 15° e il 85° percentile. Essere un po’ al di sotto o al di sopra di questi valori non significa assolutamente che vostro figlio è patologico, ma piuttosto che dovete interpellare il pediatra, ascoltare e seguire le sue indicazioni, che nella stragrande maggioranza dei casi mostrano che il bambino non ha alcun problema.

I genitori tendono a considerare patologico solo ciò che sta al di sotto della media: “cresce poco, è magrino”, “i compagni di gioco della stessa età sono tutti più alti”, e quasi mai ciò che sta sopra alla media: “è solo un po’ più robusto, come suo padre”, “ingrassa ma non mangia quasi niente”, “vuole sempre due piatti di pasta e le merendine, l’aranciata, i succhi. È colpa sua se ingrassa, io glielo dico sempre di mangiare di meno”. Eppure, se è raro riscontrare patologie legate a un’altezza eccessiva, che per lo più è dovuta a situazioni ereditarie, cresce in Italia la frequenza di malattie legate all’eccesso di peso, sia come sovrappeso che come obesità.

Pur troppo, nella maggioranza dei casi, i genitori non si preoccupano di un figlio grasso, o se ne preoccupano troppo poco, perché quasi sempre dovrebbero mettere in discussione se stessi e il proprio stile di vita. A causa di cattive abitudini alimentari, infatti, anche gli altri membri della famiglia di un bambino sovrappeso sono spesso sovrappeso.

In questi casi è difficile per il pediatra ottenere risultati, se non coinvolgendo l’intera famiglia in un progetto non impossibile e vantaggioso per tutti di miglioramento delle abitudini alimentari. Compito di genitori che vogliono il bene del loro figlio è accettare l’utile sacrificio di mettersi (tutti!) a dieta e di incrementare l’attività motoria, cambiando stile di vita, in modo da sostenere i sacrifici del bambino a mangiare meno.